mercoledì 10 settembre 2008

Danza lenta

Mi è arrivata questa poesia via e-mail: pare sia stata scritta da una ragazzina malata di cancro e, dopo la sua morte, pare che il suo Oncologo abbia dato vita a questa catena che gira da anni... Non so se si tratti di una bufala o meno, e non mi interessa, dato che questa poesia mi ha fatto tornare alla mente tante emozioni relative ai miei 5 anni di volontariato in ospedale, ed è di queste che voglio scrivere oggi... Un ospedale pediatrico affacciato sul mare, e il reparto delle Farfalle, un reparto bianco e blu all’interno del quale i bimbi venivano curati in apposite stanze di isolamento... Questi bimbi per lo più erano malati di cancro, qualcuno era malato di AIDS o sieropositivo. Noi volontari entravamo nelle stanze, giocavamo con i bambini, ascoltavamo i grandi... a volte, semplicemente, andavamo a prendere una bottiglietta di acqua o un toast al bar, per chi ce lo chiedeva. I bambini, anche quelli senza capelli e gonfi per le cure, di solito avevano voglia di giocare. I grandi, volgevano lo sguardo oltre la finestra, al mare, per non far vedere occhi lucidi e lacrime, mentre raccontavano. Si disegnava tanto, all’interno del reparto delle Farfalle, e i bimbi mettevano su carta le loro paure, i loro sogni. E noi imparavamo, dal loro modo di vivere la paura e di affrontare un brutto momento, e ogni volta uscivamo di lì un po’ più ricchi e un po’ più grandi.
Spesso facevo la “cliente” di bimbe che si improvvisavano parrucchiere, e si divertivano a pettinare ed acconciare i miei capelli, all’epoca molto lunghi, molto biondi. A volte, il lettino diventava una nave, un’isola nel mare, a volte invece una navicella spaziale. Il divertimento era sempre reciprocamente autentico, reale. A volte, quando qualche bimbo stava molto male e non c’era la voglia di giocare, si passava oltre, per non disturbare... ma con il pensiero e con gli sguardi (il più possibile discreti), si tornava spesso lì. Il tempo scorreva lento in questo grande ospedale, alcuni bimbi ce la facevano, altri no... è a quelli che ce l’hanno fatta che ora va il mio pensiero: chissà come vivono, cosa sognano, cosa pensano...
Agli altri, a quelli che sono diventati stelline o angioletti, sono già andati tutti i miei pensieri e le mie lacrime.


Hai mai guardato I bambini
In un girotondo?
O ascoltato il rumore della pioggia
Quando cade a terra?
O seguito mai lo svolazzare irregolare di una farfalla?
O osservato il sole allo svanire della notte?
Faresti meglio a rallentare.
Non danzare cosi veloce.
Il tempo è breve.
La musica non durerà.
Percorri ogni giorno
In volo?
Quando dici "Come stai"?"
Ascolti la risposta?
Quando la giornata è finita
Ti stendi sul tuo letto
Con centinaia di questioni successive
Che ti passano per la testa?
Faresti meglio a rallentare.
Non danzare cosi veloce
Il tempo è breve.
La musica non durerà
Mai detto a tuo figlio, lo faremo domani?
Senza notare nella fretta,
Il suo dispiacere?
Mai perso il contatto,
Con una buona amicizia che poi è finita
Perchè tu non avevi mai avuto tempo
Di chiamare e dire "Ciao"?
Faresti meglio a rallentare.
Non danzare cosi veloce
Il tempo è breve.
La musica non durerà

Quando corri cosi veloce per giungere da qualche parte
Ti perdi la metà del piacere di andarci.

Quando ti preoccupi e corri tutto il giorno,
E´ come un regalo mai aperto .. . . Gettato via.

La vita non è una corsa.
Prendila più piano
Ascolta la musica
Prima che la canzone sia finita.

1 commento:

Anonimo ha detto...

"I bambini, anche quelli senza capelli e gonfi per le cure, di solito avevano voglia di giocare. I grandi, volgevano lo sguardo oltre la finestra, al mare, per non far vedere occhi lucidi e lacrime, mentre raccontavano. Si disegnava tanto, all’interno del reparto delle Farfalle, e i bimbi mettevano su carta le loro paure, i loro sogni. E noi imparavamo, dal loro modo di vivere la paura e di affrontare un brutto momento"

Come puoi capire e immaginare, questo tuo post mi ha commosso profondamente. Ricordo anche io certi sguardi, e soprattutto quel sentimento struggente che si provava a sorridere e a far sorridere nella malattia.

Ciao, Lauretta. Cri