...solo ora che, felice e serena, stringo tra le braccia il mio bimbo - allegro, vispo e paffuto - riesco a ri-pensare a quei momenti senza farmi travolgere dall'emozione e senza sentirmi mancare la terra sotto i piedi. Mezz'ora dopo aver partorito sono stata accompagnata nella nursery, per vedere il mio bimbo nell'incubatrice. Quello che ho provato nel vederlo lì, così, è un qualcosa di tanto violento da fare un gran male. Minuscolo, con i capelli bagnati, vestito solo con il pannolino... Inerte. Stanco. I sensori collegati al monitor con i parametri vitali, una flebo, e diversi altri "aggeggi" medici... Nell'ondata di sentimenti ed emozioni di quel momento ho messo a fuoco subito una grande pena per quell'esserino debole... un'enorme compassione per lui e per l'inizio difficile che la vita gli aveva riservato. Dentro di me, anche la paura che potesse non farcela: accanto a me, come sempre, mio marito forte e fiducioso, vestito con camice e calzari verdi, che sorrideva, con gli occhi innamorati, a quel vetro. E poi, sensi di colpa, e un tragico senso di impotenza: il non poter fare NULLA per lui... La voglia di coccolarlo e stringerlo, di proteggerlo e rassicurarlo, e non poterlo fare. La voglia di piangere ed abbandonarsi alla paura, alla stanchezza, e la necessità di essere, ancora una volta, forti.
lunedì 15 marzo 2010
lunedì 1 marzo 2010
Grazie, Amore!
Iscriviti a:
Post (Atom)